Sede del Parco
Il Parco delle Orobie Valtellinesi
Il Parco regionale montano-forestale delle Orobie Valtellinesi, istituito nel 1989, si sviluppa sul versante nord delle Alpi Orobie, che si estendono per circa 50 km, dal Monte Legnone al Passo dell’Aprica, occupando il territorio di 25 comuni valtellinesi.
La vegetazione
Il paesaggio dominante è quello tipico alpino, dall’apparenza aspra. Si passa dai boschi di latifoglie, dominati ancora dal castagno diffuso in passato dall’uomo, a quelli di conifere in cui prevale l’abete rosso, o peccio, accompagnato ora dall’abete bianco, ora dal larice. Attraverso una fascia di transizione ad arbusti contorti in cui spiccano le belle fioriture di rododendro e le succose bacche di mirtillo, si giunge alla prateria alpina, sfruttata da secoli per il pascolo del bestiame.

La fauna
Le valli del versante valtellinese delle Alpi Orobie, grazie ai diversi ambienti presenti, ospitano complesse comunità animali. Nei boschi di conifere più maturi e poco disturbati trova ancora luoghi adatti alla nidificazione il gallo cedrone, simbolo del Parco. Questo grosso Galliforme viene considerato una specie “ombrello”, la cui presenza, cioè, sta ad indicare ambienti di elevata qualità in cui vivono altri animali particolarmente esigenti. È così che troviamo il picchio nero, le due civette, nana e capogrosso, e la martora, ma anche il più comune capriolo. Oltre il limite del bosco, nel regno dell’aquila reale, marmotte, camosci e stambecchi sono le specie più facilmente osservabili, ma altre, come l’ermellino, la pernice bianca e la rara salamandra nera, più schive, testimoniano la ricchezza faunistica del Parco.

I segni del passato
Le Orobie Valtellinesi, caratterizzate da valli impervie e da una sfavorevole esposizione, finora sono state poco toccate dal turismo di massa. Costituiscono, pertanto, un vero e proprio scrigno di importanti testimonianze di storia, arte ed etnografia. Segni di antichi lavori, come i resti delle miniere di ferro e dei forni fusori, pile e mulini, fino alle strutture per la lavorazione del latte come i calècc, ancora oggi utilizzati. Testimonianze della religiosità popolare, come numerose santelle, piccole chiesette e affreschi devozionali. Esempi di rete viaria, dalle importanti vie di transito per il trasporto delle merci, come la Strada Priula, alle semplici mulattiere percorse durante la monticazione o per l’esbosco del legname. Dai pochi segni lasciati dagli uomini che per primi si avventurarono in queste valli, fino alle fortificazioni della Grande Guerra osservabili seguendo la Linea Cadorna.

Informazioni utili
Ad Albosaggia
